MARIA D'AMURI

Albanese: Sala 5

Egidio Albanese
"La nostalgia di un sogno"

Egidio Albanese dipinge atmosfere di suggestione surreale, frammenti di un immaginario creativo cristallizzati nella sospensione di un ricordo onirico in cui i vortici della fantasia si trasfondono nel mito storico della civiltà mediterranea.
Quasi cantore epico di antiche memorie, l'artista scompone il piano pittorico in sezioni diverse, realizzando un incontro in cui l'inserto ornamentale, talora punto di equilibrio dell'impaginazione, cede al protagonismo della citazione classicista.
Eroi e figure mitologiche assurgono ad emblema di un processo di atavica catarsi che annulla il senso filologico dell'analisi archeologica per indagare invece l'eco di un significato puramente emozionale.
Egidio Albanese accoglie allora il pathos della tragedia antica, stemperandone però i toni veementi, sino a esprimere la dignità delle passioni attraverso un passaggio di meditata contemplazione che giunge ad acquisire un valore eterno. Quelle restituite sono, infatti, dimensioni in cui viene a cadere la costrizione del tempo, disvelando il fascino di un enigma di sapore metafisico. È questo lo scenario di una rinnovata leggenda, i cui allori però, come il Laocoonte, le Afroditi e i volti dei guerrieri, non sono solamente armonia di proporzioni, ma si stagliano innanzitutto quali icone del temperamento umano con tutta la sua destabilizzante irrazionalità.
Tuttavia all'origine dell'amore per il passato non soggiace il rifiuto per il presente, quanto piuttosto la volontà di tessere un continuo dialogo, senza esitare a definire una prospettiva di raccordo fra l'ellenismo e la contemporaneità, come accade nelle quattro tele intitolate: "Ho incontrato Kandinsky". Geometrie astratte memori della lezione del celebre pittore russo si dispongono così a coronamento della scultura antica che, nella sperimentazione di una inconsueta fusione con la carica eversiva della rivoluzione estetica, non disperde la capacità comunicativa della reminescenza culturale. D'altra parte il desiderio di un sogno nostalgico aleggia anche negli scorci ispirati al paesaggio odierno, come rivelano le onde tumultuose del mare calabrese che inneggiano a omeriche peripezie o la chiesa medioevale sovrastata da quel corpo celeste che spesso ricorre a simboleggiare l'universo.
Una pittura dunque senza tempo, in cui vibrano quelle tensioni ancestrali da cui non potrà mai riscattarsi la vicenda dell'uomo.

Maria D'amuri